Un progetto
per il futuro, in una società dove il bambino possa essere riconosciuto come
una persona e non come un adulto in miniatura. Già Walter Benjamin
prima e Roland Barthes poi avevano intuito l'esigenza dei bambini di inventarsi
e di costruirsi da sé il proprio mondo, senza doverlo prendere già dotato di
significalo dagli adulti.
E' con la nascita nel 1940 di suo figlio Alberto che Munari papà comincia a pensare alla realizzazione di giochi e libri per un nuovo bambino... oggetti trasformabili e manipolabili, spesso "non finiti", da completare in piena libertà.
E' con la nascita nel 1940 di suo figlio Alberto che Munari papà comincia a pensare alla realizzazione di giochi e libri per un nuovo bambino... oggetti trasformabili e manipolabili, spesso "non finiti", da completare in piena libertà.
Negli ultimi anni l'artista e didatta ripeteva spesso:
"Stiamo facendo una rivoluzione, ma attenzione, diciamolo sottovoce, potrebbero sentirci. Un bambino creativo diventerà un adulto, una persona libera, una persona pericolosa...".Infatti, la creatività è sinonimo di pensiero divergente, capace di rompere gli schemi, di essere originale e saper uscire dagli schemi vuol dire acquisire un'intelligenza che sa cambiare opinione quando la ritiene più giusta, un'intelligenza che impara a guardare la realtà in modod autonomo, senza conformarsi a idee precostituite.
Di qui l'importanza dei giochi come forma di apprendimento, giochi per una esperienza sensoriale globale, che "abitueranno il bambino a ridere apertissimamente", a sviluppare l'immaginazione e la sensibilità.
Eccoci dunque
arrivare a Giocare con l'arte. L'idea viene sviluppata nel corso di una serie
di seminari promossi da Franco Russoli, Soprintendente alla Pinacoteca di
Brera, per la progettazione di un "Museo vivo". L'anno seguente, nel
1977, nasce il primo laboratorio nella stessa Pinacoteca.
"L'unico problema che abbiamo - diceva Munari - è quello di non lasciarci travolgere dai bambini, che non smetterebbero mai di giocare, di scoprire nuove cose, attraverso tutte le loro potenzialità sensoriali. Senza limitazioni di alcun tipo".
(…) Giocare per imparare. Che il bambino impari di più facendo piuttosto che ascoltando, in libertà piuttosto che in costrizione, non è un'idea nuova. L'hanno già detto in molti: da Dewey alla Montessori, da Freinet a Claparéde fino a Piaget per non citare che i più noti. Scoperta, creatività, gioco, sono concetti strettamente legati, attività connesse,tanto nel bambino che nell'adulto. Il gioco stesso ha spazi e tempi propri. Il gioco si attua in quello che Winnicot chiama spazio transizionale e quindi anche di transizione tra ego e non ego, una sorta di terra di frontiera, un intervallo, un limite, come il limite tra lo spazio della creatività e quello dell'arte. Giocare con l'arte diventa allora occasione migliore per vivere un'esperienza creativa, anche casuale. Lo spazio transizionale del gioco deve e può essere libero di valori, ma non di regole. Le regole danno sicurezza al gesto, all'azione, al gioco dell'immaginazione.
Come il giorno e la notte
la regola e il caso sono due contrari
come la luce e il buiocome il rosso e il verdecome il caldo e il freddocome l’umido e il seccocome il maschile e il femminile.La regola dà sicurezza,la geometria ci aiuta a conoscere le struttureo a costruire un mondo nel qualeci possiamo muovere senza paure.Il caso è l’imprevistoa volte terribilea volte piacevolel’incontro con una personacon la quale si stabilisce subitoun contatto di simpatia o di amore,l’esplosione di una idea risolutricela scoperta di un fenomeno.La regola nasce dalla mentesi costruisce con la logicatutto è previstocon la regola si può pianificare un programma.Il caso nasce dal climadalle condizioni ambientali, sociali,geografiche, dai recettori sensoriali.Un odore di eucaliptusla forma di un sassoil ritmo delle onde del mare...La regola, da sola è monotonail caso da solo rende inquieti.Gli orientali dicono:La perfezione è bella ma è stupidabisogna conoscerla ma romperla.La combinazione tra regola e casoè la vita, è l’arteè la fantasia, è l’equilibrio.
Bruno Munari, Verbale scritto
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