Giocare è una cosa seria!E Munari si può definire un bambino felice. Felice perchè ha vissuto a contatto con la natura
I bambini di oggi sono gli adulti di domani
aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi
aiutiamoli a sviluppare tutti i sensi
aiutiamoli a diventare più sensibili.
Un bambino creativo è un bambino felice!
"Quando era ragazzino, Munari, - racconta Beba Restelli - cresciuto a Badia
Polesine, una piccola cittadina del Veneto, vicino al fiume Adige, trascorreva
molte ore accanto alla ‘Macchina galleggiante’ sull’acqua «ad ammirare lo
spettacolo continuo dei colori, delle luci, dei movimenti della Grande Ruota».
Osservava la Grande Ruota che dal fiume pescava penne di gallina, pezzi di
carta, foglie di alberi, «alghe ed erbe acquatiche verdi come il vetro
morbido», in uno scintillio di gocce, con un rumore di pioggia e con un odore
misto di farina, acqua, terra e muschio... Un bambino dunque ‘immerso’ nella
natura con tutti i sensi, contemplatore attivo, attento alla natura in movimento, all'azione dell’acqua e dell’aria... suggestioni potenti che saprà poi
trasformare in creazioni artistiche e far vedere anche a noi in un altro modo
il mondo in cui viviamo".
«Conservare lo spirito dell'infanzia dentro di sé per tutta la vita, vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare».Questa frase esprime non solo la filosofia di vita di Bruno Munari, ma costituisce uno degli obiettivi più importanti che si prefiggono i laboratori: aiutare i bambini a non perdere il senso della curiosità.
«I bambini di oggi sono gli adulti di domani», ripeteva spesso Munari, affermando che la sua opera più importante erano proprio i laboratori per bambini.
«Fin da ragazzo - racconta Munari - sono stato uno
sperimentatore..., curioso di vedere cosa si poteva fare con una cosa, oltre a
quello che si fa normalmente».
«Durante l’infanzia – scrive l’artista – siamo in quello
stato che gli orientali definiscono Zen: la conoscenza della realtà che ci
circonda avviene istintivamente mediante quelle attività che gli adulti
chiamano gioco. Tutti i ricettori sensoriali sono aperti per ricevere dati:
guardare, toccare, sentire i sapori, il caldo, il freddo, il peso e la
leggerezza, il morbido e il duro, il ruvido e il liscio, i colori, le forme, le
distanze, la luce, il buio, il suono e il silenzio… tutto è nuovo, tutto è da imparare
e il gioco favorisce la memorizzazione.
Poi si diventa adulti, si entra nella ‘società’, uno alla
volta si chiudono i ricettori sensoriali. Non impariamo quasi più niente,
usiamo solo la ragione e la parola e ci domandiamo: quanto costa? A cosa serve?
Quanto mi rende?»
"Non potendo cambiare gli adulti, ho scelto di lavorare sui bambini perché ne crescano di migliori. E una strategia rivoluzionaria quella di lavorare sui e con i bambini come futuri uomini". E ancora: "Ci dobbiamo occupare dei bambini e dare loro la possibilità di formarsi una mentalità più elastica, più libera, meno bloccata, capace di decisioni. E direi, anche un metodo per affrontare la realtà, sia come desiderio di comprensione che di espressione. Quindi, a questo scopo, vanno studiati quegli strumenti che passano sotto forma di gioco ma che, in realtà, aiutano l'uomo a liberarsi".
Il suo sogno di artista e di educatore, più che di
didatta, era quello di promuovere un futuro migliore in una società migliore,
fatta di uomini creativi e non ripetitivi.
"I bambini crescono male - diceva - perché si cerca di
imporre loro il pensiero degli adulti". E citava Lao Tse: "Produzione senza appropriazione, Azione senza
imposizione di sé, Sviluppo senza sopraffazone", uno dei principi ispiratori del suo metodo. Il suo sogno era quello di promuovere una
società fatta di uomini creativi e non ripetitivi.
Un progetto di vita che ha contribuito a rendere l’artista
nei suoi ultimi anni sereno e fiducioso, consapevole di avere gettato semi fecondi...
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