1/12/2012

Munari e Rodari

Metodo attivo e scientifico
Bruno Munari e Rodari hanno molti punti in comune e nei loro laboratori con i bambini hanno applicato i principi fondamentali della "pedagogia attiva". Nei primi anni Cinquanta era nato in Italia un movimento laico, il Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), la cui attività tende al rinnovamento dei metodi e dello spirito della scuola. Rodai è una figura legata al Movimento di Cooperazione Educativa. Rodari è stato un educatore che ha lasciato un segno profondo nella storia del pensiero e della pratica educativa: “[…] seguiva da osservatore partecipe e attento l’attività del Movimento di Cooperazione Educativa, alla cui sperimentazione diede qualche contributo, senza temere l’accusa di spontaneismo che talvolta veniva rivolta agli e alle insegnanti più creativi”
Rodari lavora sulla potenzialità ludica della parola, colta come un frammento semantico su cui è possibile innestare combinazioni cognitive molteplici: 
“[…] una parola gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere”. 
In Rodari la creatività è la capacità di manipolare la realtà, di inventare storie, fare ipotesi e progetti. Egli rivendica il diritto del bambino a costruire la propria conoscenza; in tal senso, l’educatore deve trasformarsi in “animatore, in promotore di creatività”: deve promuovere attività che comprendano tutte le discipline, all’interno delle quali il bambino diventi un creatore e produttore di valori e di cultura, rendendo la sua mente sempre più sensibile ai processi cognitivi divergenti, alla critica e al dissenso, al coraggio dell’utopia.

Come per Rodari la scrittura è testimonianza di libertà, così per Munari il segno è invenzione efficace, libera e irriverente nei confronti delle convenzioni. L’accostamento, anche casuale, di forme o parole fa volare lontani con l’immaginazione e tutto può essere proposto sotto forma di gioco.
La creatività, nell’impiego delle parole di Rodari e delle immagini per Munari, non è fine a se stessa, ma svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo autonomo del pensiero.

La creatività, per Gianni Rodari, poggia sull’immaginazione, che è una capacità comune a tutti gli uomini, e può essere incrementata attraverso l’educazione. La sua radice è sempre la realtà, il suo punto di partenza è l’esperienza, ma, proprio per questo, è necessario che il bambino “possa crescere in un ambiente ricco di impulsi e di stimoli, in ogni direzione”. Attraverso lo sviluppo di un atteggiamento creativo si forma l’uomo completo, quell’uomo capace di mutare la società proprio perché sa usare la propria immaginazione, un uomo indipendente e libero.
La creatività è sinonimo di pensiero divergente, capace di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza:
È creativa una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti, che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi”. 
Giocare con le cose serve a conoscerle meglio; d’altra parte coloro che sono portatori di una maggiore quantità di conoscenze sono anche potenzialmente portatori di una maggiore possibilità di rielaborarle in maniera creativa.

Anche per Munari la creatività esige un’intelligenza elastica, una mente libera da preconcetti d’ogni genere, pronta a modificare le proprie opinioni quando se ne presenta una “più giusta”, in quanto la creatività si forma e si trasforma continuamente.
Nel 1974 Munari scrive l’articolo Proposta di una scuola di design che comincia dall’asilo.
La metodologia, la creatività e l’autocritica, sono per lui indispensabili per formare individui con una particolare mentalità di tipo progettuale, i bambini devono poter sperimentare in modo graduale strumenti e regole, manipolare materiali, affinare la capacità di osservare e memorizzare nuovi dati, scambiare le proprie esperienze con quelle altrui.
Secondo Munari non si può stabilire un confine preciso tra fantasia e creatività, in quanto i prodotti di entrambe nascono da relazioni che il pensiero stabilisce con ciò che già conosce. È evidente che non si possono intrecciare relazioni tra ciò che non si conosce: un individuo di cultura limitata non potrà avere una fantasia molto fervida.
“Se vogliamo che il bambino diventi una persona creativa, dotata di fantasia sviluppata e non soffocata dobbiamo fare in modo che memorizzi più dati possibili, nei limiti delle sue possibilità, per permettergli di fare più relazioni possibili, per permettergli di risolvere i propri problemi ogni volta che se ne presentano”. 
La creatività va insegnata e stimolata attraverso il processo educativo: consegnando al bambino gli strumenti indispensabili per la sua conoscenza, e utili per attivare il pensiero divergente.

Rodari e Munari sono due artisti accomunati dalla finalità pedagogica del loro metodo creativo, ossia la ferrea convinzione che rapportarsi ai bambini non significhi tradurre per loro la realtà banalizzandola, sottovalutando le loro potenzialità conoscitive, quanto piuttosto spiegare loro, mediante i mezzi più consoni, concetti anche complessi.
Nel perseguire il loro obiettivo, entrambi procedono con leggerezza, facendo tesoro della possibilità liberatoria offerta dall'invenzione, nella convinzione che la “sospensione”, il non dire tutto, stimoli ulteriormente la fantasia. risolvere i propri problemi autonomamente e senza condizionamenti.
Insieme hanno lavorato in diverse occasioni.

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